La “fragilità” al centro della nuova offerta culturale della Fondazione


Il nuovo Consiglio della Fondazione degli Architetti PPC di Genova si è insediato nel pieno della perdurante emergenza sanitaria che ha richiesto una lunga fase di riflessione sui temi di lavoro sviluppati nel recente passato.

Questa crisi ci ha obbligati a rivedere sia le modalità operative che i mezzi di diffusione che erano propri della nostra offerta formativa e culturale: principalmente corsi in aula e conferenze frontali nei luoghi chiave della cultura genovese.

In questo clima di rinnovamento abbiamo ritenuto importante dare un taglio editoriale chiaro al programma della Fondazione ed individuare un tema che faccia da filo conduttore per le attività dell’intero anno. Ai nostri usuali canali di comunicazione (sito internet, OA news, Urban Tv, Facebook, Instagram) abbiamo deciso di affiancare il nuovo portale Formagenova.it che, in attesa di poter riprendere con eventi frontali, possa implementare gli strumenti di interazione e scambio e diventare punto d’incontro e dibattito per architetti e appassionati della materia.

La crisi sanitaria ancora in corso, la recente tragedia del crollo del Ponte Morandi, il diffuso dissesto idrogeologico, il declino occupazionale e demografico di una città che sembra ferma a metà del guado tra un passato industriale in veloce dismissione ed un futuro ancora incerto, hanno imposto alla nostra attenzione il tema della fragilità, una qualità che non viene tradizionalmente accostata all’architettura, manufatto durevole per eccellenza, ma che descrive efficacemente la condizione generale che viviamo in questi tempi, con le sue molteplici sfaccettature: la fragilità è tipica di chi è in difficoltà o ha bisogno di cure, ma è anche caratteristica frequente di ciò che è prezioso e che vogliamo preservare. Spesso la fragilità è dissimulata. Altre volte non costituisce una caratteristica fisica, ma culturale. Quasi sempre, quando si manifesta, ci coglie di sorpresa.

Riteniamo peraltro che questo tema possa essere affrontato con maggiore efficacia proprio qui, a Genova. Già nel 1993, Leonardo Benevolo ebbe a dire che «la nostra epoca sembra capace di conservare di Venezia solo la spoglia vuota, e di Genova neppure questa», suggerendo inaspettatamente, con questa frase, che la nostra città possa essere considerata perfino più “fragile” della città lagunare, riconosciuta precaria per eccellenza. Questo, nel ragionamento di Benevolo, derivava dal fatto che Genova convive da sempre con un apparato infrastrutturale ipertrofico e pervasivo, fino a poter essere considerata quasi una città-infrastruttura, e per questo si vede costretta a mutare, ad aggiornarsi profondamente e spesso violentemente per garantire il funzionamento di queste infrastrutture. Ne abbiamo avuto una prova recente con il crollo del Ponte Morandi e le opere urgenti di modifica della viabilità messe in opera per garantire comunque, per quanto possibile, l’attraversamento della città.

Le opere infrastrutturali e la grande espansione della città negli anni del boom economico, hanno finito per rendere “fragile” anche il contesto ambientale nel quale la città è cresciuta per secoli, problema che con l’accelerazione dei cambiamenti climatici è diventato ancora più urgente: il dissesto idrogeologico di un territorio che passa velocemente dalla montagna al mare, l’erosione delle coste, la vegetazione costiera decimata da venti sempre più forti, sono ormai argomento quotidiano nella cronaca cittadina.

A questo dobbiamo aggiungere che il lavoro, fondamento costituzionale della nostra comunità, non è mai stato così “fragile” come in questo inizio di secolo: in prima istanza perché manca, e poi perché diventa sempre più “flessibile” e sempre meno tutelato, esposto più alle insidie che alle opportunità della globalizzazione. Questo vale per il lavoro in genere, ma in particolare a noi interessa focalizzarci su come questi aspetti stanno cambiando la nostra professione.

Da ultimo, la fragilità demografica: pur essendo la terza città del Nord Italia per numero di abitanti e uno dei più importanti porti del Mediterraneo, Genova è una città demograficamente in forte calo. Dal 2001 al 2018 ha avuto una diminuzione del numero abitanti di circa 30.000 unità, circa il 5% dell’attuale popolazione residente. Di conseguenza il patrimonio edilizio ha subito un deprezzamento medio dovuto all’aumento di offerta e calo di domanda che è passato da 2100 €/mq circa di marzo 2015 a 1600 €/mq circa di dicembre 2019. Milano, al contrario, nello stesso periodo ha subito un aumento della popolazione di circa 100.000 abitanti ed un conseguente aumento del valore medio immobiliare che è passato dai 3300 €/mq di marzo 2015 ai 3700 €/mq di aprile 2020.

Mentre, quindi, le grandi città propongono uno sviluppo legato all’espansione intensiva, basata sulla speculazione e supportata da una costante crescita demografica, l’analisi della nostra situazione locale ci dà lo spunto per una riflessione più generale, che noi proponiamo in quanto genovesi, sulla condizione della nostra realtà di architetti, cittadini ed esseri umani.

Per via di questa natura precaria e di uno sviluppo in controtendenza Genova potrebbe essere laboratorio, modello di sviluppo che possa contrapporsi all’espansione speculativa tipica delle metropoli internazionali attraverso un progetto di sviluppo collettivo e non come semplice modello di gestione emergenziale.

Come Fondazione abbiamo deciso di affrontare gli argomenti fondamentali per lo sviluppo di una città che progetta il suo futuro non più come un gesto di espansione speculativa, bensì di contrazione, di consolidamento delle proprie risorse e qualità. Una contrazione che diventi strumento di compensazione del nostro piccolo ecosistema. Uno sviluppo che potremmo definire “fragile”.

Per fare questo vogliamo analizzare e costruire un dialogo su temi come la demolizione, immaginata come strumento attivo di progetto; discuteremo sul tema dello spazio del lavoro e le nuove tecnologie ad esso collegate; approfondiremo il tema dell’infrastruttura e delle nuove forme di mobilità che possono essere sviluppate anche in territori saturi come quello ligure; analizzeremo il complesso rapporto tra lo spazio privato della casa e lo spazio pubblico della città (diventato ancor più nodale in virtù della recente esperienza di quarantena forzata). Infine tratteremo il delicato rapporto tra città e natura con particolare attenzione al tema dei paesaggi di prossimità di cui l’intera Liguria costituisce esempio straordinario.

La Fondazione sarà comunque sempre un soggetto aperto agli stimoli e alle proposte dei nostri iscritti. Per rafforzare l’idea di dialogo collettivo svilupperemo una “call for proposal” tramite cui, chiunque fosse interessato, potrà proporre un contributo al dibattito sul tema da noi individuato.

Un dibattito non solo sull’Architettura, ma per l’Architettura.

Il consiglio di amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Genova:

Laura Ballestrazzi
Elisa Cagelli
Pierluigi Feltri
Alessandro Perotta
Nicoletta Piersantelli
Lorenzo Trompetto
Alessandra Zuppa