Laboratorio umano di rigenerazione territoriale di Riesi

È aperta la call, rivolta a studenti universitari e progettisti under 40, per partecipare al primo Laboratorio umano di rigenerazione territoriale in programma a Riesi, in provincia di Caltanissetta, dal 22 al 30 agosto. La scadenza per l’invio delle candidature è il 15 luglio.

In questa cittadina della Sicilia orientale, negli anni Sessanta, l’architetto Leonardo Ricci realizzò, su incarico dell’amico e pastore valdese Tullio Vinay, il progetto del Villaggio Monte degli Ulivi, luogo dedito all’educazione dei bambini. La Chiesa Valdese – presente nell’isola fin dall’Ottocento – si pone come supporto educativo, culturale e sociale delle classi sociali più deboli, in un territorio fragile e isolato.

In questo contesto si inserisce il Laboratorio umano di rigenerazione territoriale, una scuola estiva il cui obiettivo è alimentare l’attenzione per le aree interne del nostro Paese e rigenerare la comunità locale attraverso un percorso di partecipazione nella definizione di nuove opportunità per i giovani.

Il Laboratorio, nato dalla sinergia tra il Servizio Cristiano e l’associazione culturale plug_in, coordinato da Emanuele Piccardo, insieme agli architetti Orizzontale+Flora La Sita, prevede il recupero di un immobile confiscato alla mafia: una palazzina di tre piani frutto della speculazione edilizia degli anni Ottanta a Riesi. La gestione dell’immobile è stata affidata proprio al Servizio Cristiano, opera diaconale della Chiesa Valdese in Italia, che fonda la propria azione sui principi di solidarietà attiva, contrasto all’illegalità e alla mafia.

L’innovazione del Laboratorio consiste nel definire due fasi operative, una progettuale e l’altra di cantiere per realizzare in tempo reale le idee che scaturiscono dal confronto tra partecipanti e tutor. Il recupero dell’immobile avverrà per fasi e in questo primo anno si lavorerà sul piano terra, inteso come vero e proprio spazio pubblico. L’obiettivo è fornire un servizio pubblico orientato, in particolare, ai giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni; in questo modo il bene confiscato diventa uno spazio delle opportunità che consente la formazione di professionalità specifiche. Uno spazio come luogo di formazione e produzione di cultura e saperi.